27 appassionati, 27 uomini


Valerio Cervetti

  

Socio del Club dal 2022

Predecessori:
  • Roberto Caraffini 2005 - 2022
  • Roberto Amadè 1984 - 2005
  • Domenico Fontana 1966 - 1983
   

Attila

Librettista: Temistocle Solera (completato da Francesco Maria Piave)
Prima rappresentazione: Venezia, Teatro la Fenice, 17 Marzo 1846

   

L’OPERA

Raccontata dal socio

Atto I
L`azione si svolge alla metà del V secolo ad Aquileja. La città è stata semidistrutta dalla invasione degli Unni al comando del feroce Attila; la notte è rischiarata dalle torce e dagli ultimi bagliori degli incendi. Un gran numero di Unni, Eruli ed Ostrogoti rende omaggio al condottiero. Uldino, un giovane bretone schiavo di Attila, presenta al vincitore un gruppo di vergini di Aquileja scampate al massacro dopo aver valorosamente combattuto al fianco dei loro padri e fratelli: fra esse è Odabella, che ha visto perire il proprio padre e crede perduto anche Foresto, l`uomo che amava. Attila, colpito dalla bellezza e dalle fiere parole della fanciulla, se ne innamora e le fa dono della sua spada, ordinando che assieme alle altre vergini, Odabella sia condotta al campo e faccia parte della sua corte. Odabella cinge la spada di Attila, fingendo di sottomettersi all`invasore, ma meditando la vendetta. Allontanate le donne, viene introdotto Ezio, valoroso generale romano, che in odio al giovane imperatore Valentiniano, viene ad offrire ad Attila il suo aiuto per le future conquiste, pur di avere in cambio l`Italia. Ma Attila rifiuta sdegnosamente ogni compromesso: egli vuole conquistare Roma e le città italiche con la forza. Colpito, Ezio ribatte che se Attila non lo vuole alleato, lo avrà, come nel passato, valoroso nemico sul campo di battaglia. A Rio Alto, nelle lagune adriatiche. Gli Eremiti che vivono nelle capanne costruite su palafitte accolgono gioiosamente donne e uomini di Aquileja, che sarà presto ricostruita più forte e più bella sulle sue rovine. La nuova città sarà, anzi, edificata sulle palafitte su cui sorgono ora le misere capanne degli Eremiti.
Atto II
Un bosco presso il campo di Attila. È notte: Odabella piange il padre e l`amato Foresto, quando sopraggiunge quest`ultimo, che è riuscito a raggiungerla sfidando mille pericoli. Il giovane credendo che Odabella lo abbia tradito, investe aspramente la fanciulla, ricordandole la patria distrutta, il padre ucciso, il loro antico amore. Ma Odabella si difende disperatamente dalle accuse di foresto: ella sarà come Giuditta che salvò Israele uccidendo Oloferne. Per questo ha accettato di seguire Attila ed ha cinto la sua spada: con questa spada alla vendicherà la patria, uccidendo l`invasore. Pentito, Foresto abbraccia Odabella, rinnovandole il suo amore. La tenda di Attila. Il condottiero dorme, vegliato dallo schiavo Uldino. Ma improvvisamente Attila si sveglia, terrorizzato da un incubo: gli è apparso in sogno un vegliardo, che, venendogli incontro, gli vietava l`ingresso a Roma terra di Numi e non di comuni mortali. Ma Attila si riprende presto e, convocati i suoi duci, ordina che squillino le trombe per muovere contro Roma. Le trombe hanno appena cominciato a squillare, che si ode un coro mistico che si fa sempre più vicino. Dalla collina avanza un lungo corteo di vergini di fanciulli romani. Alla loro testa è Papa Leone: il vegliardo che Attila ha sognato e gli ripete le fatali parole del sogno. Tutti restano sorpresi e smarriti, e più degli altri Attila che, sopraffatto da invincibile terrore, si prostra dinanzi a Leone, rinunciando alla conquista di Roma.
Atto III
Il campo di Ezio in prossimità di Roma. Il generale romano legge con ira una lettera dell`imperatore Valentiniano, che gli annuncia la tregua con gli Unni e gli ordina di ritornare a Roma. Egli sogna di riportare la città agli antichi splendori, sottraendola al comando di un imbelle giovinetto. Giunge un ambasceria Unna ad invitare Ezio al campo di Attila. Fra essi, travestito è Foresto che, rimasto solo con Ezio, gli rivela che Attila sarà ucciso in quello stesso giorno: le schiere romane siano pronte ad un suo cenno. Quando vedranno un fuoco divampare dalla collina, si gettino sugli Unni che, privi del loro campo, saranno in breve sconfitti. Il campo di Attila. Nella notte rischiarata dalle torce si prepara un solenne convito. Attila, con il suo seguito, riceve Ezio, e lo invita a suggellare la tregua. Mentre le sacerdotesse intonano il loro canto, un vento improvviso, spegne gran parte dei fuochi: Foresto avverte nascostamente Odabella che nella tazza che fra poco Attila porterà alle labbra Uldino ha versato un potente veleno. Ma proprio mentre Attila sta per bere, Odabella che vuole il nemico ucciso di mano sua e non per il tradimento di uno dei suoi fidi, avverte il condottiero che nel calice vi è del veleno. Foresto si proclama colpevole ed ha salva la vita solo perché Odabella lo chiede ad Attila in cambio della sua rivelazione. Mentre Attila annuncia per l`indomani le sue nozze con Odabella, ora ben degna di essere sua sposa, e il suo proponimento di riprendere la lotta contro Roma, Foresto maledice Odabella per quello che egli crede un atroce tradimento. E invano la fanciulla lo supplica di fuggire, assicurandolo che fra poco ella potrà avere intero il suo perdono. Nel bosco che divide il campo di Attila da quello di Ezio. Foresto attende che Uldino gli rechi notizie delle nozze di Attila con Odabella. Uldino annuncia che il corteo sta accompagnando la sposa alla tenda del condottiero. Le schiere romane stanno in armi al di là del bosco, e Foresto invia Uldino a dar loro il segnale dell`attacco. Mentre il giovane impreca per il tradimento di Odabella, invano esortato alla calma da Ezio, giunge correndo Odabella, fuggita dal campo barbaro; la segue, fuori di sé, Attila, che viene investito da tre nemici: Odabella gli ricorda la morte del padre, Foresto, la patria ed il suo amore distrutti, Ezio, tutti i suoi delitti e la distruzione che ha portato nel mondo. Mentre si ode il clamore dell`assalto romano al campo di Attila, Foresto si slancia a trafiggere il barbaro, ma è prevenuto da Odabella che con la spada donatele dal condottiero compie finalmente la sua vendetta.