Ecco uno dei luoghi cruciali nella biografia verdiana: la casa di Antonio Barezzi, droghiere benestante, grande appassionato di musica, esperto lui stesso di cinque strumenti e del flauto in particolare. Barezzi fondò nel 1816 la Società Filarmonica Bussetana e intravide nel giovane Verdi un grande talento musicale, tanto che divenne suo mecenate, offrendosi di coprire ogni spesa per i suoi studi. In questa casa, nel febbraio del 1830, avvenne la prima esibizione pubblica del musicista. Verdi vi abitò nei mesi che precedettero il suo trasferimento a Milano per compiervi gli studi musicali sostenuti dal Barezzi, al quale il grande artista serbò sempre infinita gratitudine.
Sede dal 1979 dell’Associazione Amici di Verdi, dal Centenario Verdiano del 2001 Casa Barezzi presenta una nuova disposizione espositiva permanente, inaugurata dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e da Riccardo Muti. Il Salone, restaurato, conserva intatto l’arredamento originale, tra cui il fortepiano viennese Tomaschek, acquistato da Barezzi attorno al 1835, sul quale il giovane Verdi suonò a lungo, compose l’opera I due Foscari (1844) e infine accompagnò l’agonia del suocero morente. Vi è ospitata anche la discoteca Antony Rocco Schipper-Suppa, che conta più di cinquecento opere. Nelle sale adiacenti è esposta dal 2001 la vasta collezione Stefanini di cimeli verdiani, lettere autografe, ritratti e documenti iconografici relativi alla giovinezza di Verdi fino alla sua morte e alle Celebrazioni Verdiane. La facciata del palazzo reca una lapide in marmo e bronzo dettata da Arrigo Boito, risalente al 1913.