Librettista: Francesco Maria Piave
Prima rappresentazione: Trieste, Teatro Grande (oggi Teatro Verdi), 16 Novembre 1850
Austria inizio del secolo XIX.
Atto I
Nel castello di Stankar, Jorg, pastore uscente della setta degli Assasveriani, si augura che Iddio ispiri il successore Stiffelio. Questi, appena rientrato da un viaggio, fa il suo ingresso con la moglie Lina, il suocero Stankar, Raffaele e i cugini di Lina, Federico e Dorotea. Senza leggerle, Stiffelio brucia nel caminetto alcune lettere comprovanti l`adulterio di una donna della comunità. Occorre dare l`esempio del perdono. Lina e Raffaele respirano di sollievo, ma Stankar è sospettoso. Rimasti soli, Stiffelio nota che Lina non porta l`anello che le aveva donato. La donna è imbarazzata, egli in preda alla gelosia. Rimasta sola, Lina scrive una lettera di addio all`amante Raffaele, ma Stankar, entrando all`improvviso, la coglie sul fatto e le impone il silenzio sulla faccenda. Raffaele fa scivolare una lettera per Lina nel messale di Klopstock. Jorg, non visto, si accorge della manovra ma, subito dopo, giunge Federico che si appropria del libro. Arrivano al castello i settari per onorare Stiffelio e Stankar. Jorg rivela a Stiffelio che Federico ha una lettera nascosta nel messale. Il pastore gli sottrae il libro e ne lacera il sigillo. La lettera scivola a terra, ma prima che Stiffelio possa leggerla, Stankar la fa a pezzettini. Il pastore è sdegnato, Lina in preda ai rimorsi, tutti sono perplessi. A parte, Stankar sfida a duello Raffaele.
Atto II
In un cimitero. Lina attende Raffaele per l`ultimo incontro. Vicino alla tomba della madre prova un grande senso di colpa. Giunge l`amante, ed ella reclama invano l`anello del marito. Giunge anche Stankar, che caccia la figlia e ingaggia un duello con Raffaele. Compare Stiffelio e ordina di cessare le ostilità. Appreso, però, che Raffaele è il seduttore di Lina, afferra una spada e sfida il rivale. La donna, di ritorno, non può fare nulla, ma s`ode un coro dal tempio. Si inizia la funzione e tutti attendono Stiffelio. Combattuto fra gli opposti sentimenti, egli sviene ai piedi della croce, sulla scalinata.
Atto III
Nel suo castello, Stankar è disperato: Raffaele vuole fuggire, sottraendosi alla vendetta e peggio ancora, Lina di cui egli ha intercettato una lettera, lo seguirà. Giunge Jorg chiedendo di Stiffelio. Combattuto fra gli opposti sentimenti, il pastore ha convocato il rivale al castello. A questa notizia, Stankar, rianimato, esce dalla stanza. Nella camera vicina, Stiffelio affronta Raffaele: stia nascosto in corridoio e ascolti quanto egli dirà a Lina. Giunge la donna e Stiffelio le offre il divorzio. Ella, disperata, accetta, ma dopo avere firmato, chiede di essere confessata da lui in quanto ministro di culto. Stiffelio non vorrebbe. Lina gli dice lo stesso di averlo tradito solo per l`inganno di Raffaele. Egli vorrebbe vendicarsi, ma dal corridoio spunta Stankar con la spada insanguinata: giustizia è fatta…
Stiffelio, stranito, legge la storia dell`adultera. Lina disperata sale in ginocchio i gradini dell`altare. Al momento fatidico il pastore conclude la lettura del passo col perdono di Gesù. Lina, perdonata, si alza incredula levando le mani al cielo.
Aroldo
Atto I
Sala nel castello di Egberto nel Kent. Il vecchio cavaliere Egberto ha organizzato un banchetto in onore di Aroldo, suo genero, che é appena tornato dalla crociata in Palestina: dall’interno si odono canti che inneggiano alla vittoria di Aroldo sui saraceni. In preda a una forte agitazione, esce dalla sala del banchetto Mina, figlia di Egberto e moglie di Aroldo: mentre il marito era in guerra, gli é stata infedele, lasciandosi sedurre da Godvino, uno degli ospiti del padre; ora che Aroldo é tornato si sente oppressa dal rimorso e prega il cielo perché l’aiuti. La raggiunge Aroldo, accompagnato dal pio Briano, divenuto suo amico inseparabile da quando gli salvò la vita in Palestina. Rimasti soli, Aroldo racconta a Mina come, mentre era via, pensasse continuamente a lei. Queste parole aumentano il senso di colpa di Mina, che scoppia in lacrime. Aroldo si stupisce di non vederle al dito l’anello nuziale e le domanda dove sia: la donna non risponde. Chiamato da Briano, Aroldo esce. Mina resta sola e si abbandona su una sedia con il volto tra le mani. Non visto, giunge Egberto, il quale comprende, dal malessere della figlia, che i suoi sospetti su Godvino sono fondati. Mina decide di scrivere una lettera di confessione al marito, ma è interrotta dal padre, che le consiglia di non rivelare niente ad Aroldo se non vuole farlo morire di dolore. Godvino, vedendo che Mina lo ignora mentre lui la ama ardentemente, ha deciso di scriverle una lettera. Questa viene lasciata in un libro chiuso da un fermaglio, che sta sulla tavola, e di cui egli possiede la chiave. La scena è vista a distanza da Briano, che pensa di riconoscere in Godvino un amico di Aroldo. La sala intanto si va riempiendo di invitati. Tra questi c’è Enrico, il cugino di Mina. Briano, convinto che si stia attentando all’onore di Aroldo, rivela all’amico ciò che ha visto, ma identifica erroneamente l’uomo che ha messo la lettera nel libro con Enrico, che è vestito come Godvino. Aroldo controlla a stento il suo furore. Intanto gli invitati gli si affollano intorno, congratulandosi con lui, ed Egberto chiede al genero di raccontare le gesta di re Riccardo in Palestina. Ma Aroldo preferisce narrare la storia di un uomo che, chiudendo uno scritto in un libro, insidiò l’onore di un amico; una storia simile, prosegue, è raccontata anche in quel libro posto sulla tavola e chiede a Mina la chiave per aprirlo. Gli ospiti sono sconcertati: al rifiuto della donna, Aroldo rompe il fermaglio e cade a terra una lettera. Egberto la raccoglie, ma si rifiuta di consegnarla al genero. Aroldo inveisce contro il vecchio, nonostante Mina lo preghi di rispettarne l’età. Egberto intanto, senza farsi sentire dai presenti, invita Godvino a raggiungerlo più tardi al cimitero per sfidarlo a duello.
Atto II
Quella stessa notte Mina, in preda al rimorso, cerca conforto sulla tomba della madre: implorante si rivolge a lei perché l’aiuti a ottenere il perdono da Dio. La sorprende Godvino: nonostante la donna lo inviti a non profanare quel luogo sacro, egli le dichiara il suo amore; Mina lo respinge, chiedendogli di restituire l’anello; all’ostinato rifiuto di Godvino, essa minaccia di dire tutto al marito. Ma irrompe Egberto e impone nuovamente alla figlia di non rivelare ad Aroldo la verità; quindi sfida a duello Godvino: questi dapprima rifiuta di battersi con un vecchio; poi, provocato dai suoi insulti, accetta lo scontro. Attirato dai rumori del combattimento, giunge Aroldo e ordina ai due uomini di deporre le spade. Tentando di farli riconciliare dice a Godvino, più giovane, di gettare per primo la spada, quindi lo disarma e gli stringe la mano. Ma Egberto inorridisce e rivela al genero che ha dato la mano a chi l’ha tradito. Aroldo rimane stupefatto: chiede alla sopraggiunta Mina di discolparsi; ma di fronte all’ostinato silenzio della moglie, afferra la spada di Egberto e sta per assalire Godvino, quando ode dalla chiesa le voci dei fedeli che intonano il Miserere. Giunge quindi Briano e ricorda all’amico che un cristiano ha il dovere di perdonare: trascinandosi ai piedi di una croce, Aroldo cade svenuto.
Atto III
Egberto apprende che Godvino è fuggito e ha lasciato alla figlia una lettera in cui la prega di raggiungerlo. Oppresso dalla vergogna per non essere riuscito a vendicarsi, Egberto sta per togliersi la vita, quando giunge Briano a comunicargli che Godvino, catturato, sta per ritornare al castello. Egberto, già pregustando la vendetta, si abbandona a una gioia sfrenata. Entra Aroldo con Godvino: il crociato gli domanda cosa farebbe se Mina fosse libera dal suo vincolo coniugale, ma l’altro non crede possibile una tale evenienza. Aroldo lo fa allora passare in una stanza vicina perché possa ascoltare la conversazione tra lui e sua moglie. Mandata a chiamare, Mina entra: Aroldo dice alla donna che è ormai venuto meno il fondamento della loro unione, cioè l’amore; le porge quindi una richiesta di divorzio da firmare. Essa, in lacrime, dapprima si oppone; poi, irritata dai rimproveri del marito, accetta. Ma ora che non è più suo marito, gli chiede di ascoltare la sua confessione in qualità di giudice: essa è stata indotta all’adulterio con l’inganno, ma in cuor suo gli è rimasta sempre fedele. Aroldo, colpito, è incerto se punire Godvino con la morte. Ma, in quel momento, giunge Egberto con la spada insanguinata: ha ucciso lui il traditore. Briano e Aroldo vanno a pregare in chiesa, mentre Mina invoca nuovamente il perdono divino.
Atto IV
Valle in Scozia. È sera. Pastori, donne e cacciatori scendono dai monti cantando; anche Aroldo e Briano fanno ritorno alla loro modesta dimora, dove ora vivono lontano dal mondo: la serenità del luogo acuisce per contrasto il tormento di Aroldo, ancora innamorato della moglie. Non appena la campana della chiesa del villaggio suona l’Ave Maria i due uomini si inginocchiano a pregare; entrano quindi in casa. Il levarsi di un forte vento, che agita le acque del vicino Lago Loomond, annuncia burrasca. Scoppia infatti l’uragano, proprio nel momento in cui sta portandosi a riva una barca. Gli abitanti del villaggio si affrettano a gettare una fune per trarla in salvo e, dopo vari sforzi, la barca riesce ad approdare. Da essa scendono Mina ed Egberto. Cercando rifugio, bussano alla porta della casa di Aroldo. Egli apre e, vedendo sua moglie, tenta di respingerla; ma Mina lo supplica di perdonarla. Anche Egberto implora pietà. Ancora una volta Briano ricorda all’amico i suoi doveri cristiani, invitandolo al perdono. Come ispirato dal cielo, Aroldo perdona Mina. I due si abbracciano: la divina legge dell’amore ha trionfato.